La polemica tra Caterina Balivo e Selvaggia Lucarelli ha acceso un dibattito destinato a far discutere. Tutto nasce dalla vendita di scarpe usate su Vinted, ma la questione è diventata un caso mediatico che intreccia spettacolo, social e costume. Un episodio apparentemente banale che tocca i temi di immagine, reputazione e uso delle piattaforme digitali da parte dei personaggi pubblici.
Quando un volto noto decide di usare un marketplace come Vinted, il significato va oltre la semplice transazione economica. Il fenomeno della compravendita di abiti e accessori di seconda mano è in crescita e si lega a valori come sostenibilità, riuso ed economia circolare. Ma quando a praticarlo è una conduttrice televisiva, scatta un cortocircuito tra normalità e percezione pubblica.
È in questo contesto che Selvaggia Lucarelli ha criticato la scelta di Caterina Balivo, sollevando dubbi sui rischi legati all’igiene, alla possibile attrazione dei feticisti e alla coerenza con l’immagine di una professionista dello spettacolo. Secondo quanto riportato da più testate, la giornalista ha puntato sul fatto che i guadagni limitati non giustificherebbero un’esposizione a critiche tanto forti, mentre Balivo ha scelto di minimizzare e lasciare che il dibattito proseguisse soprattutto sui social.
Dal punto di vista legale, vendere scarpe usate è lecito se si rispettano le regole della piattaforma e i requisiti di pulizia e trasparenza. La questione posta dalla Lucarelli riguarda l’opportunità, non la legalità: un personaggio tv che utilizza Vinted rischia di far percepire la sua immagine in modo incoerente rispetto al ruolo pubblico.
Dati di mercato, citati da Banca d’Italia e osservatori indipendenti, mostrano come il settore del second-hand cresca a doppia cifra e sia apprezzato da giovani e famiglie attente all’ambiente. Ma per un volto noto la narrazione cambia: non si tratta più solo di riuso, bensì di comunicazione pubblica.
Gli esperti di comunicazione ricordano che le celebrità dovrebbero valutare con attenzione le conseguenze di gesti apparentemente banali. I marketplace richiedono chiarezza nelle inserzioni e rispetto delle regole igieniche, ma il vero nodo è la reputazione. Secondo fonti di settore, un modo per ridurre le critiche sarebbe legare la vendita di abiti o accessori usati a iniziative benefiche, trasformando un potenziale boomerang mediatico in un atto di solidarietà.
La critica della Lucarelli, infatti, non era diretta al riuso in sé, ma agli effetti collaterali di una simile esposizione per chi vive di immagine. Il caso Balivo-Lucarelli dimostra quanto la linea tra vita privata e visibilità pubblica sia sottile: ciò che per una persona comune è routine, per un volto televisivo può diventare un caso nazionale.
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