La pirateria digitale continua a rappresentare una sfida enorme per l’industria audiovisiva. Milioni di utenti italiani utilizzano abbonamenti illegali per accedere a film, serie tv e sport live, generando profitti milionari alle organizzazioni criminali e causando perdite stimate in oltre 2 miliardi € ogni anno. Le autorità e gli operatori del settore stanno rispondendo con nuove leggi e strumenti tecnologici sempre più sofisticati.
La diffusione dello streaming illegale è spinta dal prezzo contenuto degli abbonamenti pirata, spesso venduti come “pezzotto”, e dalla facilità con cui vengono distribuiti tramite applicazioni, dispositivi IPTV o siti dedicati. Secondo i dati Fapav/Ipsos, nel 2023 il 39% degli adulti italiani ha compiuto almeno un atto di pirateria audiovisiva, per un totale di oltre 319 milioni di contenuti fruiti in maniera illecita. Sky Italia ha evidenziato come la perdita di risorse danneggi direttamente lo sport e i diritti televisivi, mentre Anica ha sottolineato che l’83% dei pirati è consapevole di commettere un reato, ma oltre la metà ritiene improbabile essere scoperta o sanzionata. Questo divario tra consapevolezza e percezione del rischio alimenta un mercato criminale strutturato e altamente redditizio.

Il governo italiano ha introdotto con la Legge 93/2023 il sistema Piracy Shield, che consente ad Agcom di ordinare il blocco di siti e indirizzi IP pirata entro 30 minuti dalla segnalazione. L’EUIPO ha sottolineato l’importanza della cooperazione europea per rendere davvero efficace il contrasto, mentre analisti come quelli di Reuters hanno riportato operazioni transnazionali che hanno portato alla chiusura di piattaforme con milioni di utenti. Il fenomeno resta però alimentato da nuove tecnologie, dall’uso di VPN e server all’estero e dalla percezione, soprattutto tra i giovani, che il rischio sia basso rispetto al vantaggio economico immediato.
Come funziona la pirateria e i rischi per gli utenti
I servizi pirata si presentano come veri e propri abbonamenti paralleli: con poche decine di € è possibile accedere a un catalogo che include canali pay-tv, film in anteprima e partite in diretta. Wired ha spiegato che i gestori offrono anche app dedicate e canali social per attirare clienti, facendo apparire l’offerta come se fosse legale. In realtà, si tratta di modelli di business criminali che, oltre a violare il diritto d’autore, mettono a rischio la sicurezza degli utenti.

Gli utilizzatori possono subire sanzioni fino a 5.000 €, ma il pericolo più concreto riguarda la protezione dei dati personali. La Guardia di Finanza ha documentato casi in cui le piattaforme pirata installavano malware nei dispositivi degli utenti o utilizzavano i dati delle carte di credito per frodi. Un’indagine internazionale ha portato allo smantellamento di una rete con oltre 22 milioni di utenti in Europa, dimostrando come dietro l’apparente convenienza si nascondano interessi criminali e riciclaggio di denaro.
Le azioni di contrasto e i primi risultati
Il contrasto alla pirateria online non si limita al blocco dei siti. Serie A, ad esempio, ha firmato un accordo con Meta per rimuovere rapidamente le dirette non autorizzate su Facebook e Instagram. L’Alleanza ACE (Alliance for Creativity and Entertainment), che riunisce decine di grandi aziende globali, collabora con le autorità per monitorare costantemente le piattaforme sospette. Secondo HDblog, nel 2023 gli atti di pirateria audiovisiva sono scesi da 345 a 319 milioni, un calo che dimostra l’efficacia dei primi interventi ma che conferma anche l’ampiezza del fenomeno.
Le indagini di Reuters hanno evidenziato che nel 2024 l’Italia ha intensificato la cooperazione internazionale, con il sequestro di centinaia di server e la chiusura di siti illegali con milioni di abbonati. Tuttavia, gli esperti dell’EUIPO hanno precisato che il successo di queste operazioni dipenderà non solo dalla repressione, ma anche da un cambiamento culturale: offrire servizi legali accessibili e convenienti rimane la chiave per ridurre l’attrattiva dei canali illeciti.





