Un gesto semplice, ripetuto in silenzio dentro tante case. La fiamma lieve di una candela, il filo di fumo di un bastoncino d’incenso. L’atmosfera si scalda, i pensieri rallentano. Tutto sembra tranquillo. Ma se quell’aroma non fosse soltanto profumo? Se, dietro alla calma, ci fosse qualcosa di più? È lì che inizia una storia spesso ignorata, ma scritta nell’aria che si respira ogni giorno. E a raccontarla non sono le impressioni, ma dati, ricerche, esperienze concrete.
Il rituale è sempre lo stesso: una stanza raccolta, una luce fioca, il profumo che si diffonde piano. Nella routine di tante giornate, accendere una candela o un incenso ha il potere di cambiare l’umore, di offrire un senso di intimità. Eppure, in quella semplicità, si nasconde qualcosa di più complesso. Secondo studi pubblicati da enti autorevoli come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la combustione di candele profumate e bastoncini d’incenso potrebbe contribuire all’accumulo di particolato e composti volatili nell’ambiente domestico.

Non è una certezza assoluta, né un pericolo costante. Ma in determinate condizioni, ambienti piccoli, ventilazione scarsa, uso frequente, l’impatto sull’aria che si respira potrebbe non essere trascurabile. E proprio perché si tratta di un gesto comune, meriterebbe di essere guardato con maggiore consapevolezza.
Quando l’aroma familiare potrebbe rilasciare sostanze poco visibili ma presenti nell’aria
Ogni volta che una candela si consuma o un incenso brucia lentamente, nell’aria si diffonde una miscela invisibile. Le particelle sottili, in particolare le PM2.5, potrebbero restare sospese per ore e penetrare in profondità nei polmoni. In alcuni casi, secondo ricerche pubblicate da università europee e centri ambientali, i livelli registrati in stanze chiuse potrebbero avvicinarsi a quelli di una strada trafficata.

Non solo particolato. Durante la combustione, materiali sintetici come la paraffina, alcuni profumi artificiali e certi stoppini potrebbero rilasciare sostanze come benzene, toluene e formaldeide. Tutti composti volatili che, in concentrazioni elevate o in caso di esposizione prolungata, potrebbero provocare effetti indesiderati sul benessere. Alcune persone riferiscono di percepire fastidi respiratori, irritazioni agli occhi, mal di testa o stanchezza dopo un uso prolungato in ambienti poco ventilati.
Chiaramente, non basta accendere una candela una volta ogni tanto per trasformare l’ambiente in un luogo insalubre. Ma in spazi chiusi, dove l’aria si rinnova poco e la combustione avviene per lunghi periodi, la qualità dell’aria potrebbe risentirne. E questi effetti sarebbero ancora più marcati per chi soffre di allergie, asma o sensibilità chimica.
Un uso più attento di candele e incensi potrebbe migliorare la qualità dell’ambiente domestico
Molto dipenderebbe dai materiali usati. Le candele in paraffina, essendo un derivato del petrolio, tenderebbero a rilasciare più residui rispetto a quelle in cera vegetale o d’api. Anche gli incensi a base di legno pressato e fragranze sintetiche potrebbero contribuire in misura maggiore all’inquinamento indoor. Scegliere candele con stoppino in cotone o legno, evitare fragranze troppo aggressive, preferire prodotti artigianali con ingredienti naturali: piccoli accorgimenti che potrebbero fare una differenza reale.
La ventilazione avrebbe un ruolo cruciale. Arieggiare le stanze dopo l’uso, non lasciar bruciare candele per ore intere, evitare di accenderle in ambienti molto piccoli o in presenza di bambini e soggetti allergici: tutte strategie che potrebbero ridurre sensibilmente l’accumulo di sostanze indesiderate.
In definitiva, non si tratterebbe di rinunciare a un piacere, ma di adattarlo a una maggiore consapevolezza. Anche il gesto più semplice, come accendere una candela, potrebbe essere ripensato per mantenere intatta l’atmosfera, senza rinunciare alla qualità dell’aria. Ogni casa ha la sua storia, ma in tutte si respira: la domanda da farsi è che tipo di aria si vuole davvero respirare.