Un semplice cambio di residenza potrebbe cancellare i vantaggi ottenuti con l’acquisto della prima casa, ma non sempre è così e molti ignorano i dettagli decisivi. La normativa che regola le agevolazioni fiscali prima casa è più sottile e articolata di quanto sembri, e una mossa fatta in buona fede può avere conseguenze inattese. È proprio quando ci si sente al sicuro, dopo aver rispettato i termini iniziali, che può nascere un dubbio pericoloso: cosa succede se si cambia di nuovo Comune? La risposta sorprende molti contribuenti che si erano convinti che ogni variazione dopo l’atto possa costare caro. Ma la legge ha stabilito dei confini precisi, che vanno conosciuti prima di fare passi falsi.
Ogni giorno tante persone acquistano un’abitazione approfittando delle agevolazioni previste per la prima casa, convinte che basti trasferire la residenza nel Comune dell’immobile entro 18 mesi per essere al riparo da rischi. Il problema nasce quando, per motivi personali o professionali, si decide di cambiare di nuovo città. È proprio in quel momento che la sicurezza inizia a vacillare.

Alcuni temono di dover restituire tutte le imposte risparmiate, altri pensano che basti una motivazione valida per giustificarsi. La verità, invece, sta nella corretta interpretazione delle norme e nei chiarimenti forniti da fonti ufficiali come l’Agenzia delle Entrate.
Il trasferimento della residenza nel Comune dell’immobile è sufficiente per non perdere i benefici fiscali anche se in seguito si cambia di nuovo città
Secondo quanto previsto dalla Nota I, allegata al Testo Unico dell’Imposta di Registro, l’acquirente che non risiede nel Comune dove si trova l’immobile può comunque ottenere le agevolazioni prima casa se trasferisce la residenza entro 18 mesi dalla data dell’atto. Questo adempimento rappresenta la condizione chiave per mantenere il beneficio.

La risposta n. 399/2022 dell’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza su un aspetto spesso ignorato: una volta che l’acquirente ha rispettato questa condizione nei tempi stabiliti, un eventuale trasferimento successivo della residenza in un altro Comune non comporta la decadenza dalle agevolazioni, né l’obbligo di restituire imposte, interessi e sanzioni.
Facciamo un esempio concreto. Chi acquista casa a Verona a giugno 2023 e vi trasferisce la residenza entro novembre 2024, può successivamente, per ragioni familiari o lavorative, trasferirsi in un altro Comune. Non perderà i benefici ottenuti, perché ha rispettato i tempi previsti dalla legge. Il requisito essenziale non è rimanere per sempre nel Comune, ma dimostrare di aver stabilito inizialmente il proprio centro di vita lì.
Quando invece il cambio di residenza o altri comportamenti possono far perdere le agevolazioni ottenute con la prima casa
Non sempre, però, tutto fila liscio. Se il trasferimento della residenza non avviene entro 18 mesi, le agevolazioni prima casa vengono revocate in automatico, anche se il ritardo è minimo. In questi casi l’Agenzia delle Entrate non ha margini di tolleranza e richiede la restituzione delle imposte non versate, maggiorate di interessi e sanzioni.
Anche chi possiede già un’abitazione acquistata con il beneficio prima casa può ottenerlo una seconda volta, ma solo se vende la prima entro due anni dal nuovo acquisto. Se questo passaggio non avviene nei tempi previsti, si decade dal beneficio sul secondo immobile. È quindi fondamentale tenere sotto controllo ogni scadenza.
Infine, l’utilizzo dell’immobile per finalità diverse dall’abitazione principale, come una locazione immediata o l’assenza totale di uso abitativo, può indurre l’amministrazione a considerare non rispettati gli obblighi previsti, soprattutto se non si è mai dimostrato un reale radicamento nel territorio. Ogni caso può avere esiti diversi, ma documentazione e tempistiche restano sempre determinanti.





