Come investendo diecimila euro si può guadagnare il 3,11% netto all’anno con questo BTP

Molti lo guardano come una scelta prudente, altri lo considerano una trappola elegante: investire oggi nel BTP Fx 3,60% Ottobre 2035 apre un ventaglio di scenari concreti, tra rendimenti stabili e rischi da non sottovalutare. Titolo di Stato italiano con cedole semestrali, prezzo sopra la pari e scadenza lunga, sembra la risposta perfetta per chi cerca una rendita costante, ma c’è molto di più da valutare prima di un passo definitivo.

In tempi in cui i conti deposito faticano a offrire interessi decenti e le incertezze macroeconomiche fanno battere in ritirata molti investitori, i BTP tornano sotto i riflettori. Uno in particolare attira l’attenzione: il BTP Fx 3,60% Ottobre 2035. Emesso dallo Stato, paga una cedola lorda annuale del 3,60%, divisa in due rate, e offre un’agevolazione fiscale non da poco: la tassazione agevolata al 12,5% prevista per i titoli di Stato.

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Ma dietro questi numeri, apparentemente generosi, si nascondono alcune variabili che possono incidere in modo significativo sul rendimento finale, specie se non si mantiene il titolo fino alla scadenza.

Come funziona davvero il rendimento del BTP Fx 3,60% Ottobre 2035 spiegato con un esempio concreto

Con un investimento di 10.000 euro oggi, al prezzo di 100,55 si acquistano circa 9.947 euro di valore nominale. Su questa somma, il 3,60% lordo equivale a circa 358 euro annui. Detraendo la tassazione agevolata, il netto percepito scende a circa 313 euro all’anno. Fino a qui, sembra tutto lineare.

Calcoli rendimenti BTP a 10 anni
Come funziona davvero il rendimento del BTP Fx 3,60% Ottobre 2035 spiegato con un esempio concreto-flavabeach.it

Ma c’è un dettaglio importante: a scadenza, nel 2035, lo Stato rimborsa solo il valore nominale di 100. Significa che la differenza tra il prezzo pagato (100,55) e quello incassato (100) rappresenta una piccola perdita in conto capitale. Questo impatta sul rendimento effettivo finale, che infatti si riduce a circa il 3,11% netto annuo.

Il calcolo tiene conto di tutto: interessi netti, prezzo d’acquisto e rimborso finale. Non si tratta quindi di un semplice “3,60% annuo”, ma di un rendimento complessivo che si realizza solo mantenendo il titolo fino alla scadenza. Se invece si decidesse di vendere prima, il prezzo di mercato potrebbe essere più alto o più basso, influenzato da fattori che esulano dal controllo dell’investitore.

Le variabili invisibili che possono cambiare il valore del BTP prima della scadenza finale nel 2035

Un titolo di Stato non è una cassaforte chiusa: anche se garantisce il rimborso del capitale a scadenza, il suo prezzo può oscillare notevolmente nel tempo. Tre sono i principali fattori che incidono sul valore di mercato: tassi d’interesse, inflazione e spread.

Se i tassi aumentano, i nuovi titoli offrono rendimenti più alti e i BTP già emessi diventano meno interessanti, facendo scendere il loro prezzo. Lo stesso accade se sale l’inflazione: le cedole fisse perdono potere d’acquisto e il valore reale dell’investimento si riduce. Infine, lo spread tra BTP e Bund tedeschi rappresenta la fiducia nel debito italiano. Se aumenta, il mercato chiede rendimenti più alti e il prezzo dei titoli scende.

Chi investe nel BTP Fx 3,60% Ottobre 2035 deve quindi essere consapevole che, per ottenere il rendimento previsto, è fondamentale restare investiti fino alla scadenza. Un’uscita anticipata può compromettere la resa finale, soprattutto se effettuata in un momento sfavorevole per i mercati obbligazionari.

Guardare solo alle cedole può far perdere di vista il quadro complessivo. Il titolo è interessante, ma solo per chi è disposto a sopportare eventuali scossoni lungo il cammino e ad accettare che la stabilità promessa non è del tutto immune dalle turbolenze dell’economia globale. Alla fine, la domanda non è quanto rende oggi, ma quanto si è disposti ad aspettare per incassarlo davvero.

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