Un cambiamento silenzioso ma potente si prepara a scuotere il mondo delle criptovalute, portando con sé una rivoluzione che andrà ben oltre i confini digitali. L’Agenzia delle Entrate, a partire dal 2026, entrerà ufficialmente nell’universo cripto con strumenti di controllo avanzati e condivisi a livello europeo. Un’azione coordinata che non lascia spazio a interpretazioni: ogni operazione in valute virtuali sarà osservata, registrata e analizzata. I giorni dell’anonimato e delle transazioni invisibili stanno per finire, e la nuova parola d’ordine sarà trasparenza fiscale. In questo scenario che si evolve rapidamente, sarà fondamentale capire cosa sta succedendo, chi è coinvolto e quali saranno le conseguenze per investitori e operatori.
Per anni il mondo delle criptovalute è stato percepito come una sorta di territorio libero, dove le regole erano poche e i controlli ancora meno. Un luogo ideale per chi cercava riservatezza o semplicemente voleva sperimentare nuovi strumenti finanziari lontani dai canali tradizionali.

Ma ora, questa bolla di libertà sta per essere regolamentata. Con l’adozione della Direttiva europea DAC 8, ogni Paese dell’Unione condividerà automaticamente le informazioni fiscali, comprese quelle legate alle attività cripto.
Il cambiamento non riguarda solo le istituzioni, ma chiunque abbia acquistato, venduto o anche solo detenuto criptovalute. Non si tratta di una stretta casuale: l’obiettivo è combattere l’evasione fiscale in un ambito che finora era sfuggito a molti controlli. La raccolta dei dati sarà automatica, dettagliata e annuale. Anche un semplice trasferimento da un wallet a un altro potrà diventare oggetto di analisi. È quindi arrivato il momento di affrontare il tema con consapevolezza e preparazione.
La tracciabilità delle criptovalute entrerà ufficialmente nei sistemi fiscali europei dal 2026
Dal 1° gennaio 2026, ogni exchanger dovrà trasmettere all’Agenzia delle Entrate dati completi sui propri utenti: informazioni anagrafiche, residenza fiscale e tutte le operazioni effettuate, comprese compravendite, trasferimenti e conversioni. L’Italia, come gli altri Stati membri, riceverà questi dati grazie al sistema automatico di scambio previsto dalla nuova normativa europea.

Le piattaforme dovranno essere in possesso dell’autorizzazione MiCAR entro fine 2025 e iniziare a raccogliere dati con un livello di dettaglio mai richiesto prima. Chi non si adegua, rischia sanzioni pesanti: da 1.500 a 15.000 euro per ogni singola violazione, senza limiti al cumulo delle multe.
Anche gli utenti saranno chiamati a collaborare attivamente. Non basterà più avere un wallet: sarà necessario dichiarare correttamente tutte le operazioni nella propria dichiarazione dei redditi, inserendo i valori nel quadro RW. In caso di due solleciti ignorati, le piattaforme bloccheranno l’accesso ai fondi e alle operazioni.
Nuove classificazioni delle cripto-attività e obblighi per utenti e operatori cambieranno il panorama digitale
Non tutte le criptovalute verranno trattate allo stesso modo. Secondo la normativa MiCAR, esistono due principali categorie: gli EMT, simili alla moneta elettronica, e gli ART, legati ad asset sottostanti come valute o beni reali. Questa distinzione determinerà il regime fiscale da applicare e le modalità di dichiarazione.
Per gli operatori, classificare correttamente i token sarà fondamentale per evitare errori formali con conseguenze fiscali. Per gli utenti, invece, sarà necessario tenere traccia precisa delle proprie movimentazioni e rivolgersi a consulenti in caso di dubbi. Il margine di errore si restringe, mentre aumentano i controlli incrociati.
Si tratta di un passaggio epocale. Le criptovalute, spesso viste come strumenti alternativi, entrano ufficialmente nel circuito della finanza regolamentata. La libertà operativa lascia il posto a una nuova fase, dove legalità e trasparenza diventano centrali. Resta da capire se questo cambiamento raffredderà l’interesse degli investitori o se, al contrario, darà maggiore credibilità a un settore in piena evoluzione.





