Nuova fase di verifica per i benefici della Legge 104: arrivano controlli più stringenti da parte dell’INPS sui permessi retribuiti, maggiore tracciabilità e nuove responsabilità per i datori di lavoro. Un cambiamento che coinvolge milioni di lavoratori e ridefinisce il rapporto tra assistenza, diritti e trasparenza amministrativa.
C’è un momento, nella vita di molti, in cui il tempo assume un valore diverso. Chi si occupa ogni giorno di un familiare con disabilità sa bene quanto quei tre giorni al mese concessi dalla Legge 104 non siano solo ore di libertà dal lavoro, ma frammenti preziosi di equilibrio. Tuttavia, da qualche mese si parla sempre più spesso di una “stretta” legata alla verifica dei requisiti e ai nuovi poteri di controllo dell’INPS. Termini come permessi retribuiti, accertamento sanitario, dipendenti pubblici e digitalizzazione delle comunicazioni ricorrono nei documenti ufficiali e nelle analisi degli esperti.

Molti si chiedono cosa cambierà davvero: saranno solo controlli formali o si tratterà di un sistema più rigido? Le nuove disposizioni, secondo quanto anticipato nelle bozze della legge di Bilancio 2026, segnano una fase di riorganizzazione che punta a limitare gli abusi ma anche a rendere più efficiente il monitoraggio dei benefici. In questo scenario, la parola chiave sembra essere “trasparenza”, con il rischio però di introdurre un clima di maggiore pressione per chi vive ogni giorno la realtà della disabilità. Prima di capire cosa comportano queste novità, conviene guardare più da vicino come si muoverà l’INPS e quali ricadute pratiche ci saranno per chi usufruisce dei permessi.
Le nuove misure e la cornice normativa
Dal 1° gennaio 2026 l’INPS potrà verificare in modo più approfondito la permanenza dei requisiti sanitari che giustificano i permessi previsti dall’articolo 33 della Legge 104/1992. I datori di lavoro pubblici potranno chiedere accertamenti mirati, segnalando situazioni sospette o incongruenze tra giorni richiesti e assistenza effettiva. Le amministrazioni saranno obbligate a comunicare all’istituto, ogni mese, il numero dei giorni fruiti, l’identità della persona assistita e l’eventuale frazionamento “a ore”. Questa procedura, già delineata in via sperimentale nel 2025, diventa strutturale. Secondo gli analisti del Ministero del Lavoro, l’obiettivo è creare una banca dati unica per incrociare le informazioni provenienti da datori di lavoro, medici e familiari. Ciò permetterà di ridurre gli abusi ma anche di aggiornare in tempo reale la posizione dei beneficiari. Le verifiche potranno essere svolte da medici convenzionati, anche appartenenti alla sanità militare, e le spese saranno a carico delle amministrazioni richiedenti.

Un esempio concreto: un’impiegata comunale che utilizza i tre giorni mensili per assistere il padre con disabilità grave potrebbe essere convocata dall’INPS per confermare la situazione sanitaria o per integrare la documentazione. Se dalle verifiche emergesse che le condizioni non corrispondono più ai requisiti di legge, il beneficio verrebbe sospeso fino a nuova certificazione.
Effetti pratici e criticità per lavoratori e datori
La nuova impostazione non si limita a introdurre controlli INPS, ma cambia anche il rapporto di fiducia tra amministrazione e dipendente. Le associazioni FISH e FAND hanno espresso preoccupazione per il rischio di un “controllo eccessivo” che potrebbe gravare su chi assiste realmente un familiare. Tuttavia, l’INPS sottolinea che la misura mira a garantire equità, evitando che pochi casi di abuso penalizzino la maggioranza dei lavoratori onesti.
Dal punto di vista operativo, i datori di lavoro dovranno dotarsi di sistemi informatici per inviare i dati mensili e aggiornare in automatico il portale INPS. Anche per i lavoratori sarà fondamentale conservare documentazione aggiornata e comunicare tempestivamente ogni variazione. L’Istituto potrà infatti revocare i benefici o sospendere l’indennità se il richiedente non risponde alle convocazioni o non presenta i certificati richiesti.
Un altro caso pratico: un funzionario di ministero che assiste la madre malata potrà continuare a utilizzare i permessi retribuiti, ma dovrà verificare che il certificato medico sia rinnovato nei tempi e che la comunicazione sia correttamente trasmessa. Se il controllo evidenziasse dati incompleti, l’INPS potrebbe sospendere il pagamento fino a regolarizzazione. Gli esperti del settore previdenziale evidenziano che la riforma si inserisce in un quadro più ampio di digitalizzazione e tracciabilità del lavoro pubblico, dove l’obiettivo finale è un equilibrio tra tutela dei diritti e responsabilità amministrativa. Più che una “stretta”, dunque, si tratta di un cambio di paradigma: la cura e il tempo dedicato ai propri cari diventano parte di un sistema che vuole essere più trasparente, ma che chiede anche maggiore consapevolezza a chi ne beneficia.





