Rincari sigarette 2026: aumenti fino a 50 centesimi a pacchetto in arrivo con la riforma delle accise. La misura mira a incrementare il gettito fiscale a 15,2 miliardi di € e a scoraggiare il consumo giovanile. Scopri i nuovi costi per tabacco trinciato ed e-cig.
A partire dal 1 gennaio 2026, i prodotti da fumo subiranno un significativo rincaro a causa della nuova riforma delle accise introdotta con la Legge di Bilancio 2025. Gli aumenti previsti interessano non solo le sigarette tradizionali ma anche il tabacco trinciato, i sigari e, in modo specifico, le sigarette elettroniche. Si tratta di un intervento con un duplice obiettivo: ridurre i consumi, in linea con le politiche sanitarie, e al contempo incrementare le entrate fiscali dello Stato. Secondo le anticipazioni de Il Sole 24 Ore e Repubblica Economia, il prezzo medio di un pacchetto di sigarette è destinato a salire da 5 € a circa 5,50 €, con un rialzo massimo di 50 centesimi. Per il tabacco trinciato, l’aumento stimato è di circa 40 centesimi ogni 30 grammi.

Le nuove aliquote fissate per le sigarette elettroniche saranno di 1,10 € per millilitro di liquido contenente nicotina e 0,60 € per quello senza. Il Ministero dell’Economia sostiene che l’intervento è mirato a colmare il divario fiscale tra i vari prodotti. L’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che il 36% degli adolescenti tra 14 e 19 anni fuma regolarmente o saltuariamente, rendendo il disincentivo economico cruciale. Si stima che il gettito fiscale possa superare i 15 miliardi di € per l’anno 2026.
I rincari previsti e le differenze tra sigarette, tabacco ed e-cig
Il piano di revisione delle accise introduce un incremento medio del 10% sui prodotti, ma con impatti eterogenei. Le sigarette tradizionali subiranno l’aumento più marcato, oscillando tra 30 e 50 centesimi a pacchetto. I marchi low cost saranno uniformati a una soglia minima di 5 € per prevenire distorsioni di mercato. Il tabacco trinciato vedrà un rialzo più contenuto ma costante, mirato a disincentivare chi cerca alternative economiche.

Anche le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato saranno coinvolti: secondo Corriere Economia, le nuove aliquote faranno crescere i costi medi delle ricariche del 15%, spingendo molti consumatori alla riduzione dei consumi. La Federazione Italiana Tabaccai (FIT) ha espresso preoccupazione per gli effetti negativi sul mercato, paventando il rischio di un incremento del mercato illegale e del contrabbando, che già oggi causa perdite fiscali superiori a 800 milioni di € all’anno.
Impatto economico e comportamentale dei nuovi aumenti
Gli analisti di Nomisma e ISTAT evidenziano che l’aumento delle imposte sui prodotti da fumo genera effetti duali, favorendo la riduzione dei consumi e il rafforzamento del gettito fiscale. Nel 2024, le accise sul tabacco avevano già generato oltre 14 miliardi di €, ma con la nuova riforma le entrate potrebbero salire a 15,2 miliardi. Tuttavia, gli esperti avvertono che il calo effettivo dei fumatori sarà limitato: le stime di McKinsey indicano una bassa elasticità della domanda, con aumenti di prezzo che riducono i consumi solo del 3-5%. Per un fumatore abituale che consuma un pacchetto al giorno, l’aumento di 50 centesimi comporterà una maggiore spesa di circa 182 € all’anno. L’effetto si estenderà alle aree di confine, dove il turismo d’acquisto (verso Slovenia e Svizzera) potrebbe incrementare.
Parallelamente, le sigarette elettroniche continuano a crescere: secondo Statista, il mercato italiano delle e-cig vale oltre 600 milioni di € e registra una crescita a doppia cifra, sostenuto dalla percezione di minore dannosità. Gli esperti ritengono che la transizione verso alternative meno impattanti proseguirà, ma che il vero nodo culturale per la lotta al tabagismo resti l’educazione e la consapevolezza sociale.
 




