Sentenza storica della Corte UE sui permessi Legge 104 che mette fine alle imposizioni aziendali sugli orari

Cambia tutto per chi assiste un familiare con disabilità: una nuova sentenza della Corte di Giustizia UE segna un prima e un dopo. Fino a ieri i datori di lavoro potevano indicare quando fruire dei permessi Legge 104, ma ora non più
Il diritto di decidere quando prestare assistenza è stato riconosciuto come parte integrante della dignità e libertà del lavoratore. Una rivoluzione che parte da un caso concreto e arriva a riscrivere le regole sul tempo e sulla cura
Nel mirino c’è la libertà di scegliere il momento dell’aiuto, che non può più essere dettato da esigenze aziendali
La pronuncia rafforza una norma già esistente ma mai così chiaramente interpretata sul piano dell’orario.

Per chi ogni giorno vive il ruolo di caregiver, il tempo non è mai neutro. Non esiste un orario giusto per l’assistenza, esiste solo il momento in cui serve esserci. Ed è proprio questo che la recente sentenza C-38/24 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha voluto riconoscere: il diritto a scegliere l’orario in cui fruire dei permessi Legge 104 non può essere imposto dal datore di lavoro. Una decisione che mette al centro la persona, non l’orario di lavoro. Il segnale è chiaro: il supporto a un familiare con disabilità grave non si può incasellare in un turno aziendale.

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Sentenza storica della Corte UE sui permessi Legge 104 che mette fine alle imposizioni aziendali sugli orari-flavabeach.it

La pronuncia si inserisce in un quadro normativo già articolato. L’articolo 33 della Legge 104 del 1992 concede tre giorni al mese retribuiti per l’assistenza, frazionabili in ore. Ma è ora che si fa luce su un punto a lungo ignorato: la scelta del “quando” è un diritto soggettivo, e non un compromesso organizzativo.

Permessi Legge 104: la Corte UE stabilisce che l’orario di utilizzo spetta solo al lavoratore

Con la sentenza C-38/24, la Corte UE ha riconosciuto che il diritto alla fruizione dei permessi Legge 104 comprende anche la libertà di scegliere l’orario in cui vengono usati. Questo perché l’assistenza non può essere standardizzata: ogni situazione familiare è unica, ogni necessità ha i suoi tempi. L’intervento della Corte è arrivato dopo un caso concreto in cui il datore aveva respinto la richiesta di un lavoratore che chiedeva di assistere il padre nelle ore serali.

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Permessi Legge 104: la Corte UE stabilisce che l’orario di utilizzo spetta solo al lavoratore-flavabeach.it

Secondo i giudici, impedire questa libertà equivale a una forma indiretta di discriminazione. Il datore non può imporre orari di utilizzo, né vincolare i permessi a schemi aziendali fissi. Questo rafforza il principio di autodeterminazione del lavoratore e tutela meglio la persona disabile. Anche la Corte di Cassazione italiana, con l’ordinanza n. 23185 del 2025, ha confermato che ciò che conta è l’effettiva assistenza prestata, non il rispetto formale dei turni di lavoro.

Il lavoratore può quindi scegliere di utilizzare i permessi anche fuori dall’orario di lavoro, se ciò serve davvero alla persona assistita. E non è obbligato a giustificarsi in anticipo, ma deve solo dimostrare – se richiesto – che l’assistenza c’è stata. In caso di dubbi o contestazioni, è l’azienda a dover dimostrare un uso scorretto, con prove concrete.

Cosa cambia davvero per chi assiste un familiare e come si bilanciano i diritti in gioco

Questa nuova interpretazione non modifica i limiti normativi dei permessi Legge 104: restano tre giorni al mese, con la possibilità di frazionarli. Rimangono esclusi i casi di ricovero a tempo pieno e non si possono cumulare più permessi per lo stesso familiare, salvo eccezioni per i genitori. Ma ora il lavoratore può decidere quando usarli, secondo le reali esigenze di cura, anche se questo significa uscire dagli schemi aziendali.

Alcune sentenze recenti, come quella del Tribunale di Ancona (n. 245/2024), hanno chiarito che il tempo liberato può essere in parte usato per esigenze personali, purché l’assistenza resti prioritaria. Inoltre, non è legittimo parlare di abuso se il lavoratore presta aiuto anche fuori dal turno o in modo non convenzionale. Tuttavia, i giudici hanno anche precisato che i permessi non devono diventare una scorciatoia per evitare turni più lunghi o sostituire ferie: hanno una finalità specifica, e va rispettata.

Il datore può certamente verificare che i permessi siano usati correttamente, ma non può più dettare tempi e modalità. Questa nuova prospettiva cambia l’equilibrio tra esigenze produttive e dignità della cura. In un mondo dove sempre più lavoratori sono anche caregiver, forse era davvero il momento di riconoscere che l’assistenza non ha orari predefiniti.

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