Se il terrazzo del condominio è affittato per un’antenna ecco come dividere e dichiarare i soldi ricevuti

Quando il terrazzo del condominio diventa sede di un’antenna telefonica, non si tratta solo di ingombro e fastidio: si parla anche di soldi veri. E proprio quei soldi, se incassati dal condominio, possono trasformarsi in redditi da dichiarare. Non tutti sanno come gestire correttamente la cosa, e i dubbi sono più che legittimi: a chi spettano questi compensi? Vanno divisi tra tutti i condomini? E in che modo devono essere riportati nella dichiarazione dei redditi? La risposta arriva dal Fisco, con regole precise e, spesso, poco conosciute. È importante affrontare il tema con attenzione, perché una gestione sbagliata può portare problemi fiscali anche a chi pensava di essere in regola.

A volte basta una firma in assemblea per ritrovarsi coproprietari, di fatto, di un’entrata extra annuale. L’installazione di antenne sul tetto condominiale è diventata una pratica comune, soprattutto nelle grandi città. Gli operatori telefonici sono disposti a pagare somme consistenti pur di ottenere lo spazio necessario per posizionare le loro strutture. In certi casi, si parla di migliaia di euro l’anno, e anche se sembrano soldi “del condominio”, in realtà il Fisco li considera diversamente.

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Se il terrazzo del condominio è affittato per un’antenna ecco come dividere e dichiarare i soldi ricevuti-flavabeach.it

Quei proventi, infatti, non restano in una cassa neutra: sono classificati come redditi diversi, e vanno tassati in capo ai singoli proprietari. Chi abita in un condominio dove è attiva una convenzione di questo tipo si ritrova quindi a dover gestire anche questa voce nel proprio 730 o modello Redditi PF. Sapere come comportarsi è fondamentale per non trovarsi impreparati di fronte a una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate.

Il guadagno derivante dall’uso del terrazzo condominiale va diviso tra tutti i proprietari in base ai millesimi

Il terrazzo, come tutte le parti comuni dell’edificio, appartiene a tutti i condomini in proporzione ai millesimi di proprietà. Quando il condominio stipula un contratto con una società telefonica per l’installazione di un’antenna sul tetto, l’ente riceve un compenso economico. Secondo quanto previsto dall’articolo 67 del TUIR, queste somme si considerano redditi diversi derivanti dalla concessione dell’uso di un bene comune.

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Il guadagno derivante dall’uso del terrazzo condominiale va diviso tra tutti i proprietari in base ai millesimi-flavabeach.it

Non si tratta quindi di un reddito del condominio, ma di un’entrata che ricade sui singoli in proporzione alle rispettive quote. Anche se l’assemblea decide di utilizzare i soldi per coprire spese comuni, l’obbligo fiscale rimane invariato.

Ad esempio, se un edificio riceve 9.000 euro per un contratto annuale e un condomino possiede 100 millesimi su 1.000, la sua quota è pari a 900 euro. Questo importo va considerato come un reddito percepito, anche se non è stato effettivamente versato sul suo conto. Non sono previste esenzioni in base alla volontà del singolo, e nemmeno per chi non abita nell’immobile o è contrario all’installazione. L’amministratore ha il compito di fornire a ogni proprietario una certificazione dell’importo spettante, in modo da agevolare la compilazione della dichiarazione. Anche l’utilizzo delle somme per lavori condominiali non solleva i proprietari dall’obbligo di indicare la propria parte.

Ogni condomino deve dichiarare la propria quota nel quadro D del 730 oppure nel rigo RL16 del modello Redditi

Una volta stabilito che i proventi dell’antenna sono tassabili individualmente, è necessario sapere come e dove inserirli nella dichiarazione. Chi utilizza il modello 730 deve compilare il quadro D, rigo D5, selezionando il codice 3 che si riferisce ai redditi diversi derivanti da obblighi di fare, non fare o permettere. Chi invece compila il modello Redditi PF deve usare il rigo RL16. L’importo da indicare è quello lordo, calcolato in base alla propria quota millesimale, indipendentemente dall’effettiva percezione del denaro.

Molti contribuenti ignorano questo passaggio, spesso per mancanza di informazioni chiare da parte dell’amministratore o perché ritengono che le somme utilizzate per spese comuni non debbano essere tassate. Ma l’Agenzia delle Entrate specifica che il solo fatto di aver “maturato” il diritto a quella quota implica l’obbligo dichiarativo. In caso di controlli, l’omissione può portare a sanzioni anche significative. È buona norma, quindi, conservare il verbale dell’assemblea che approva la concessione, richiedere un dettaglio dei compensi annuali ricevuti e rivolgersi a un professionista in caso di dubbi. Un errore in fase dichiarativa può trasformare un guadagno in una seccatura.

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